È stato un anno strano, a dir poco. E senz’altro uno dei peggiori per l’editoria. Lo stesso, sono usciti molti ottimi libri. Abbiamo messo insieme una lista di 15 titoli tra albi illustrati, fumetti e romanzi che pensiamo siano alcuni dei migliori usciti nel 2020.
Per chi, oltre alle storie, vuole la teoria, ricordiamo le nostre ultime pubblicazioni: il numero della rivista dedicato ai videogiochi, una raccolta di saggi sulla rappresentazione dei corpi nel fumetto di oggi, e In cerca di guai, un libro per chi vuole studiare la letteratura per l’infanzia appena pubblicato da Junior.
Albi illustrati
Ruth Krauss, Sergio Ruzzier,
Guarda sotto il letto se c’è della poesia, Topipittori
Un albo apparentemente sconclusionato, senza trama (e quindi senza fine), composto da singole sentenze, un breviario di consigli ora paradossali ora assurdi ma che, se si lasciano volteggiare un po’ nell’aria, rivelano tesori nascosti. Ruth Krauss conosceva bene questo “effetto eco” che si cela nelle frasi dette da bambine e bambini quando non sanno di essere ascoltati. Tanto che spesso se le annotava per non perderle nella loro densa evanescenza. Il recupero di un’opera inedita di una delle vere maestre della scrittura di picture book si sposa con la magistrale interpretazione visiva di Ruzzier, che sfrutta tutta la libertà di questi testi per costruire narrazioni parallele, inizi di storie da raccontare nell’immaginazione, ritratti di piccoli animali e scorci di paesaggio capaci di alludere a intere esistenze.
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Arthur Geisert, Porcheria, orecchio acerbo
Finalmente anche in Italia l’albo di uno dei grandi dell’illustrazione americana, classe 1941, maestro dell’incisione e del racconto per immagini. Si assiste qui a una piccola gita di un gruppo di maialini ai quali viene concesso di insozzarsi bellamente tra fango e colori per finire tutti insieme in un enorme vasca ed essere ordinatamente appesi ad asciugare. Ma insieme a loro sono protagoniste leve, carrucole, nastri trasportatori, pompe idrauliche che niente hanno da invidiare alle macchine inutili di Munari. Veri e propri capolavori di ingegneria realizzati con materiali poveri che si trasformano in un luna park fantasmagorico per il divertimento di maialini e lettori. La meraviglia per le costruzioni si mescola alla bellezza un poco antica dei colori tenui, all’eleganza di un segno fitto fitto che non retrocede di fronte ai particolari e alla giocosità di un vero inno al corpo e al piacere.
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Benjamin Chaud, Ramona Badescu,
Pomelo elefantino innamorato, Terre di mezzo
(trad. di Gioia Sartori)
Tra i tanti fatti accaduti nel 2020 c’è anche un ritorno graditissimo: è rosa, vive sotto un soffione e ha una proboscide incommensurabilmente lunga. Terre di mezzo ripubblica il primo volume delle avventure del roseo minuscolo elefante inventato da Ramona Badescu e materializzato dal segno esilarante di Benjamin Chaud. Badescu e Chaud giocano una sorta di ping pong continuo fra le grandi questioni del mondo di un mini-filosofo pachiderma che si interroga dalla prospettiva ribassata dell’orto in cui vive (sui rischi di una proboscide troppo lunga, sulle paure, sull’amore) e la surreale bizzarria della condizione di essere piccoli: fuori scala, sempre nuovi e stupiti dal mondo, e irrimediabilmente ridicoli. Si ride molto di Pomelo e delle sue disavventure ma si ride anche assieme a lui. Senza sentimentalismi, con la capacità di spostare sempre lo sguardo e di concentrarsi sulle piccole cose che contano, dall’infinito ai ravanelli, le cronache di Pomelo sono indispensabili.
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William Steig, Il dottor De Soto, Rizzoli
(trad. di Mara Pace)
Ennesimo capolavoro di una produzione di eccezionale quantità e continuità (che finalmente possiamo apprezzare in una degna veste), Il dottor De soto recupera la tradizione favolistica mettendo in scena un abile topo dentista aiutato dalla moglie assistente e una volpe con il mal di denti. Il dolore è per lei un utile deterrente per evitare che prevalga l’istinto predatorio, ma come si può controllare nel momento in cui si sta meglio? Lo sanno bene i due topolini, che non a caso hanno sempre evitato di accogliere pazienti felini o comunque pericolosi. Con la sobrietà e la precisione della sua scrittura e illustrazioni che la arricchiscono di particolari e suspence, Steig riesce a mettere in scena temi universali con storie divertenti e solo apparentemente minimali: la lotta tra piccolo e grande, lo scontro tra forza e furbizia, l’oscillazione tra istinto e controllo, etica e sopravvivenza.
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Iris de Moüy, Tutti a nanna!, Fatatrac
(trad. di Camilla Diez)
Con il suo segno nero sintetico e la sua capacità di coniugare espressività, comicità e una grande economia di mezzi e cromie, arriva finalmente in Italia il lavoro di Iris de Moüy, una delle più interessanti creatrici francesi di albi 0-3, qui alle prese con il grande problema della nanna. De Moüy ci presenta una truppa di animali selvatici recalcitranti e brontoloni, che si rifiuta categoricamente di fare il sonnellino. Non hanno tempo, non si possono abbassare a dormire, sono troppo grandi per il pisolino… Ogni animale della savana dice la sua, giocando con il suo ruolo e il suo carattere. Tocca a una bambina l’arduo compito di mettere a dormire tutti. Come quando Max incontra i mostri selvaggi e riesce a domarli guardandoli negli occhi, la protagonista dimostra come è facile domare le belve. Basta guardarle e poi far chiudere prima un occhio e dopo l’altro. Un albo in cui c’è pochissimo e veramente non manca nulla.
Narrativa
Meg Rosoff, Un attimo perfetto, Rizzoli
(trad. di Claudia Manzolelli)
Un libro perfetto per riscaldare l’inverno con un’estate inglese un po’ pallida. L’atmosfera in cui ci trasporta è a metà tra Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino e Gli amori immaginari di Xavier Dolan. La voce narrante, estremamente lucida e consapevole pur nel mistero del suo nome e del suo genere, registra l’attimo perfetto, in cui avviene il miracolo dell’innamoramento. E quale tempo migliore dell’estate? Quale spazio se non una casa sulla spiaggia, in cui ogni punto è buono per affacciarsi a guardare il mare? Due nuovi attori compaiono sulla solita scena e la recita dell’estate cambia copione, avvicinandosi pericolosamente a una tragedia. Il fascino dei nuovi ospiti investe un’intera famiglia e più generazioni. È il rischio che si corre quando tutti, tra noia e ozio, aspettano qualcosa: oltre al mare, compare un ragazzo affamato di sguardi, che non attende ma cerca, un ragazzo luminoso e sfaccettato, pronto a riflettere i desideri di tutti come un prisma. Sarà un’estate da archiviare, ma anche quella in cui chi narra scoprirà a sue spese cosa vuol dire innamorarsi.
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Trent Dalton, Ragazzo divora universo, Harper Collins
(trad. di Stefano Beretta)
La storia dei fratelli Bell, che vivono in Australia nella sudicia periferia di Brisbane con un patrigno spacciatore, una madre bella e distratta e un babysitter ex ergastolano, sembra qualcosa di già sentito ma non è così. Lo stile giornalistico diretto, l’uso di una prima persona quasi onnisciente, molti dialoghi, lunghi capitoli, lettere, articoli di giornale, telefonate dal futuro, riferimenti più o meno espliciti al mito di Cassandra, ma soprattutto il dipanarsi di una vicenda lunga quasi sette anni rendono il romanzo unico. L’eroe innocente, a cui hanno tagliato un dito come a tanti reduci di guerra; un altro privo di voce ma con un terzo occhio, quella vista interiore capace di vedere oltre le cose, i mondi e il tempo; il vecchio maestro che sembra poter evadere con la mente da una prigione; il padre silenzioso e lontano; il super cattivo stimato dalla comunità; la famiglia che ti ama e ti uccide… Tutti condividono destini comuni e opposti e, nell’arco di questo romanzo di formazione, devono chiedersi come “fare ciò che è giusto, non ciò che è facile.”
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Robert Westall, Golfo, Camelozampa
(trad. di Sara Saorin)
Ancora un centro per Camelozampa, a confermare il premio come miglior editore dell’anno ricevuto nell’ultima sfortunata edizione di Bologna Children’s Book Fair. Il titolo recuperato dall’oblio, ritradotto in versione integrale, è Golfo di Robert Westall, uno dei più grandi autori contemporanei, purtroppo in gran parte non più disponibile in italiano da troppi anni.
Westall era letteralmente ossessionato dalla guerra, e ha scritto tra i massimi capolavori sull’argomento (su tutti La grande avventura e Una macchina da guerra); non si è sottratto nemmeno a raccontare quasi in diretta quella che oggi, a trent’anni di distanza, chiamiamo “la prima guerra del Golfo”. L’espediente scelto enfatizza il cortocircuito tutto nuovo portato da quell’evento: per la prima volta abbiamo visto la guerra dal salotto, durante pranzi e cene che anestetizzavano la morte e la distruzione in diretta televisiva. Westall ci lascia lì, nella quasi indifferenza che abbiamo vissuto, mentre un ragazzino inglese ipersensibile vive tutto sul suo corpo, in misterioso contatto telepatico con un coetaneo iracheno sotto i bombardamenti: urla, impreca in una lingua sconosciuta, si nasconde, viene spazzato via dall’onda d’urto di un’esplosione sotto gli occhi di famiglia e medici che pensano prima a un brutto gioco, poi a una malattia sconosciuta. In un crescendo spiazzante, ci rendiamo conto che non è lui a essere strano e troppo sensibile, ma siamo tutti noi ad aver perso il contatto con la realtà.
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Mick Kitson, Sal, Einaudi (trad. di Norman Gobetti)
Mai come in questo periodo ci siamo accorti di quanto sia preziosa la normalità. Ma c’è chi non l’aveva neanche prima della pandemia. Al suo esordio, Kitson ci regala una storia importante e affatto timida, mettendo sulla pagina un tema forte come la violenza sui minori senza scadere nel patetico. Sal, la tredicenne protagonista, è rimasta in silenzio a subire per anni ma ora è cresciuta e ha studiato una via di fuga. Vuole salvare se stessa e la sorella, e, se ci riesce, anche la madre. La salvezza viene dalla tecnologia, che le offre conoscenze per fuggire dal mondo e tornare a quanto di più primitivo esiste, la natura. Molto buffa è la piccola Pepa, sfacciata e simpatica, che riesce a fare amicizia anche in mezzo alle foreste della Scozia, dove abita una vecchia hippie. Così, tre bellissimi personaggi femminili si raccontano e uniscono le forze per ricreare una nuova società, perché sia ancora possibile la normalità.
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Ulf Stark, Kitty Crowther, La grande fuga, Iperborea
(trad. di Laura Cangemi)
Questa è l’ultima storia di Ulf Stark, pubblicata dopo la sua morte, che sorprende per la lingua raffinata e la spiccata ironia. La grande fuga di un nonno, pronto alla dolce morte, da un asettico ospedale insieme al nipotino e a un panettiere coi capelli rossi, diventa la fuga di noi tutti. Un’evasione in piena regola, piena di bugie, una corsa bizzarra in macchina e una lunga salita verso la vecchia casa in cui per tanti anni un uomo e una donna hanno condiviso il loro amore; poi di nuovo giù verso la routine, ma non prima di aver vissuto un giorno di libertà mangiando patate, polpette e composta di mirtilli e scolandosi una birra! “Boia di un diavolo, muovi le chiappe, porca malora”… è così che parla il nonno, e Ulf Stark non gli chiude la bocca perchè è scorretto, anzi lo lascia urlare, perché non mente all’infanzia, la rispetta e nei suoi racconti la rende libera da ogni vincolo adulto. Il libro è illustrato da Kitty Crowther, una delle più grandi illustratrici contemporanee, a cui abbiamo da poco dedicato un numero della collana Oblò.
Fumetti
Eleanor Davis, Il futuro non promette bene, Rizzoli Lizard (trad. di Aurelia Di Meo)
Un libro quasi profetico, uscito a pochi mesi dalle presidenziali americane, Il futuro non promette bene è ambientato in una versione degli Stati Uniti appena più distopica di quella reale, dove Mark Zuckerberg è diventato presidente, il collasso ecologico è dietro l’angolo e gli scontri tra manifestanti e polizia una scena quotidiana. La protagonista, Hannah, prova a rimanere incinta, nonostante la sua migliore amica la giudichi folle per questo, il suo fidanzato viva ancora in un furgone e il mondo sia, semplicemente, impazzito. Davis dà un volto e un corpo a molte delle schizofrenie dell’America di oggi – tra nuovi movimenti politici, teorie del complotto, post hippie sbandati e trentenni senza futuro – e riesce comunque a fare un fumetto senza tema, con un segno delicato e crudo insieme, come la storia che racconta.
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Taiyo Matsumoto, I gatti del Louvre (2 vol.), Edizioni BD (trad. di Valentina Vignola)
Un manga in due volumi pieno dell’autentica emotività e dell’onirismo a cui ci ha abituato Taiyo Matsumoto, che questa volta dedica l’attenzione al celebre museo parigino. Il racconto di Cèline, guida turistica al Louvre, si intreccia con le vicende di una comunità di gatti che abita quei corridoi e di cui il custode Marcel si prende cura. Cèline viene a scoprire che un quadro del museo ha inghiottito anni prima la sorella di Marcel e decide di scoprire chi sia il colpevole. Tra i felini, che appaiono a volte in forma antropomorfa a volte in forma animale, spicca Fiocco di Neve: un gattino che ha smesso di crescere, come Peter Pan, e che a un certo punto decide di entrare nella misteriosa tela responsabile della sparizione. La comunità di gatti, divisa fra la leggerezza di Fiocco di Neve e la disillusione di Saracco, che nel tempo ha imparato a diffidare dell’uomo, ricorda i gruppi di adolescenti vagabondi che Matsumoto ha descritto con tanta partecipazione in opere precedenti come Sunny e Tekkonkinkreet, ma il libro è anche una riflessione sull’arte e i musei, sulla possibilità di incantarsi e di perdersi fra le opere, sulla meraviglia che un luogo così pieno di storie è capace di evocare.
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Olivier Schrauwen, Ruppert & Mulot,
Ritratto di ubriaco, Coconino Press – Fandango
(trad. di Emmanuelle Caillat)
Un fumetto complesso, una parabola sarcastica e crudele ricca di suggestioni visive. Ritratto di ubriaco narra le vicende di Guy, uomo e pirata senza alcuna etica, che passa da un furto a un omicidio col passo lieve di un giullare. Il suo continuo bere, la sua crudeltà e la sua noncuranza sembrano una sfida all’insensatezza delle cose, ma le sue vittime lo osservano da un aldilà che è una finestra sulle sue malefatte e nel quale naufragherà, trovandosi per una volta nella parte della vittima. Ritratto di ubriaco è frutto della collaborazione di uno dei fumettisti più importanti e innovativi della sua generazione, il belga Olivier Schrauwen, e del duo francese Ruppert & Mulot. I riferimenti grafici spaziano tra psichedelica, danze macabre, ukyo-e, e ammiccamenti all’arte medioevale, al grottesco di Bruegel e al mostruoso di Bosch. Un racconto di cappa e spada che incontra Delitto e castigo tra abbondante umorismo nero.
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Tillie Walden, Su un raggio di sole, Bao Publishing
(trad. di Caterina Marietti)
Il fumetto che meglio di tutti cattura lo spirito di questi tempi è un’opera spaziale ambientata in futuro un po’ distopico un po’ retro, con protagoniste adolescenti e scritto da un’autrice poco più che ventenne. Un gruppo di ragazze, tutte senza famiglia o senza casa, viaggiano su un’astronave a forma di pesce alla ricerca di edifici in rovina da restaurare. È Mia, la protagonista, a dare il la alla storia con una proposta folle: attraversare l’area più pericolosa dello spazio profondo per rivedere un’ultima volta la sua ex ragazza, che l’ha lasciata cinque anni prima per tornare sul suo pianeta d’origine, in guerra perenne. Walden è bravissima a tenere insieme immaginari diversi: ambientazioni cyberpunk, amori adolescenziali da telefilm anni ’90, folklore, e un gusto insieme raffinato e inquietante per le rovine. Cattedrali semidistrutte, grattacieli abbandonati, blocchi di cemento brutalisti fluttuano nel nero del cosmo, come un grande museo galleggiante di un futuro che non è mai arrivato. I disegni danno le vertigini, la storia è avvincente come una bella serie tv e disturbante come un saggio di Mark Fisher.
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Camille Jourdy, Nel paese delle Veramiglie, Edizioni Arka (trad. di Silvia Cavenaghi)
A volte basta allontanarsi pochi passi da un’area picnic, per scappare a due sorellastre e una matrigna, per ritrovarsi “dall’altra parte”. È quello che accade a Jo che, come Alice nella tana del coniglio o Mei che trova Totoro fra le radici di un albero, si imbatte in una coppia di buffi e polemici folletti a cavallo. Seguendoli arriva in un villaggio in pieni preparativi per la rivolta contro il malvagio imperatore gatto che imprigiona innocenti e rapisce bestie rare. Insieme a una volpe con un cappello a forma di bignè e un improbabile barboncino a sei zampe, Jo compie un lungo viaggio per salvare una banda di strampalati amici. Rispettando tutti i crismi della fiaba, attingendo all’universo letterario e ai disegni animati della sua infanzia e di quella delle sue figlie, Camille Jourdy (già nota in Italia per la trilogia di Rosalie Blum) ci regala una splendida opera a fumetti per bambine e bambini. E ci conduce in uno strampalato paese incantato descritto con dovizia di dettagli, dove vivono le Veramiglie, mini pony color bonbon che parlano una lingua “oracolare” fatta di buffe inversioni, e dove Jo sarà capace di ritrovare la via verso casa.